A parte che in questi giorni in
rassegna stampa ho già detto di tutto: Papana Papers, Panapa, Panama Pampers.
Ecco, però forse l’ultima gaffe riconduce a un’immagine semantica interessante.
Perché, teoricamente, dovrebbe scapparvi qualcosa nelle mutande visto che vi
hanno scoperchiato i conti che avevate nascosto ben bene sotto una noce di
cocco sorseggiando una pina colada fresca con le chiappe a mollo. Il problema è
che nulla vi tange. Lionel Messi, tra i furbetti dell’offshore, dice che mica
ne sapeva nulla: “Io non guardo quello che firmo. Firmo quello che dice mio
padre di firmare, non guardo né mi concentro né chiedo” ma infatti il cervello
ce l’hai nelle gambe mica in testa, questo era risaputo. Poi, Putin. Vladimiro,
biscottino nostro. Ma chi sono di nuovo quei cattivoni che dicono che ti sei
imboscato la paghetta settimanale insieme al tuo compagno di scorribande Petro
Poroshhenko? Sì ma non serve pescare nomi chissà dove: ne abbiamo pure in
Italia. Pare ci siano 800 paperoni che devono stringere le chiappe. E vi
assicuro che io sto vivendo con assoluta serenità interiore. Perchè credo una
cosa: che in Paradiso non so se ci andrò mai ma ancor meno finirò in un
paradiso fiscale. Al massimo potrei tentare il colpaccio, aprire un chiringuito
e infilare ombrellini nei cocktail. Credo anche che i soldi diano alla testa e
io preferisco conservare la mia insanità mentale senza attribuire la colpa (o
il merito) al vil denaro. Sì, meglio poveri che evasori. Poi di fatto pensavo
che di tantissimissimi soldi non saprei tanto che farmene. Una volta che ho
svaligiato in modo compulsivo Feltrinelli, comprato 10 magliette di pregiata
fattura pakistana da Zara o all’Ovs, 14 reggiseni dalla dubbia utilità da
Tezenis e mi sono permessa il lusso di lavare la macchina all’autolavaggio per
andare a cena fuori, che altro potrei fare? Forse l’abbonamento al cinema, allo
stadio e al Carignano. Poi vorrei viaggiare e fare regali inutili ai miei
nipoti. Tutto sommato non mi servono dei capitali. Già così mi rendo conto che
supero il limite dell’essenziale. Ho a casa libri di cui non ricordo la trama,
ho visto film al cine durante i quali ho dormito, ho pantaloni che neanche
sapevo di avere. Dov’è la bellezza dell’attesa, del desiderio, dell’attenzione
se consumi ciò che più ti piace in modo distaccato e distratto perché la moneta
in tasca ti permette di avere sempre di più, sempre più in modo ossessivo?
Quindi no, LucaCorderoDiMontezemolo non lo voglio il tuo conto offshore (che
poi, scusate la divagazione ma a me fa sempre sorridere sapere che Cordero in
spagnolo voglia dire Agnello…e chissà come mai). No Jackie Chan, da te voglio
solo banshay e taekwondo, non cash. Ve lo dice una che ha cercato la felicità
facendo i provini per Affari tuoi. Quando dissi che a 10 mila euro in gettoni
d’oro non avrei più aperto pacchi e me la sarei data a gambe levate a casa a offrire
spritz a tutti i miei amici, hanno capito che forse non facevo abbastanza
spettacolo. Qui invece, in quello che è stato definito il più grande caso di
evasione fiscale della storia, di fuochi d’artificio se ne vedranno. Quantomeno
lo spero, se non altro per ridare dignità al lavoro di inchiesta di oltre 300 colleghi
che hanno spulciato file e documenti in questi mesi. A loro, coi contratti di
solidarietà, o pagati a progetto, o co.co.co va la mia stima, perché hanno
fatto sapere al mondo che i ricchi se sono ricchi e i potenti se sono potenti è
perché –talvolta- hanno un barbatrucco, spesso nascosto sotto un panama in paglia.