“Ti prego, ti prego fai un post
sui tatuaggi di merda!”. E’ Simmy che me lo chiede davanti a una pizza kebab, che
tra l’altro è una roba che non smaltisci manco se polverizzi la Citrosodina e
te la sniffi per raggiungere esperienze digestive mai provate prima. Comunque,
il discorso nasce dal fatto che proprio quel giorno ho pubblicato su Facebook
la foto di un conoscente con un tatuaggio con le caratteristiche di cui sopra.
Poi ho deciso di levarla, un po’ perché non tutti hanno il dono di comprendere
la satira e un po’ perché di righe sulla macchina ne ho già parecchie. Però
posso raccontarvela e in segreto mostrarvi la foto incriminata sottolineando il
fatto che quando un’immagine viene pubblicata online senza restrizioni alla
propria privacy eh beh, diventa dominio un po’ di tutti. Se poi si tratta di
materiale che manda in visibilio le papille del mio gusto per l’ironia, non
posso che godere di questi spunti che piovono dal cielo come manna. Torniamo a
lui. Anzi, al centro delle sue spalle, roba che per lo meno si può vedere pubblicamente solo da giugno a
settembre, diamogli questa attenuante. Font “Old English” e il verso del Blasco
che dice “…perché la vita è un brivido che vola via, è tutto un’ equilibrio
sopra la follia…”. Ecco, rileggetela. Ma non soffermatevi sui contenuti.
Osservate l’ortografia, rimettetevi il grembiulino e tornate alle elementari.
Sì, cari miei, l’apostrofo. Ora, io non so di chi sia la colpa se del
committente che ha dato al tatuatore la frase scritta male, se il tatuatore abbia
abbandonato gli studi in terza asilo, se gli sia partito il pennino in un
impeto di quella follia di cui si parla nella canzone. Non lo so. Fatto sta che
sto segnetto, che può essere scambiato per un neo bluastro, che se lo
sbianchetti magari non si nota poi così tanto, che per molti può sembrare
insignificante sarà una firma indelebile sulla pelle di costui che prima di
risentirsi con me, dovrebbe appendere per le orecchie il suo scribacchino al
quale non consiglierei il Cepu, no. L’esilio in Antartide però, sì.
Certo è che una frase così alla mercé
di tutti è davvero impegnativa. Pensate però che c’è gente che ha scelto
consapevolmente di farsi sfottere fino a che il Padreterno non deciderà di
interrompergli questo supplizio. E’ come se uno decidesse di proposito di
presentarsi al proprio matrimonio con i sandali e le calze o come se pubblicasse
la propria foto nella cabina elettorale mentre sulla scheda scrive “Scilipoti è
onesto”. Come minimo gli amici qualche domanda sui suoi disturbi psichici gliela
faranno, eh che diamine.
Per esempio, partiamo dall’Immobile
nazionale che al momento non è rientrato in Italia perché si trova ancora in
fuorigioco a Natal. Tant’è. Poco dopo la nascita della sua primogenita si fa
tatuare il ritratto della bambina sull’avambraccio. Ciro ma come diavolo hai
fatto a non accorgerti che quel tatuatore ti ha gabbato? Non vedi che il
ritratto è il suo e non quello della tua adorabile figliola che suppongo sia un
po’ più bella di come questo graffitaro te l’ha rappresentata?
Poi c’è lui. Che poverino ha
proprio una Babele nel cervello, tant’è che le sinapsi non riescono a
comunicare tra loro e producono sti effetti. I gusti sò gusti, ma pure la mia
gelataia dice che limone e cioccolato insieme fanno schifo. Quindi esistono dei
punti fermi nella vita, dei valori assoluti: farsi tatuare Gigi D’Alessio è
illegale in tutti gli Stati del mondo. Tienine conto.
Infine abbiamo il caso umano. La
ragazza che dopo quella botta fortissima presa cadendo di faccia dallo scivolo
in lamiera del parco giochi, surriscaldato a 97° gradi il 13 di agosto di
qualche anno fa, ha deciso di diventare Sailor Moon. Così si è fatta tatuare il
carro dell’Orsa Maggiore, Minore, Andromeda, Cassiopea e Sagittario. Tutte su
pochi centimetri di lembo facciale. A una coì che vuoi fare? Provare a
prenderla a schiaffi così magari cade qualcuna di quelle stelle e puoi
esprimere per lei il sacro santo desiderio che ogni giorno guardandosi allo
specchio e battendosi il petto si chieda per lo meno il perché.