AnnaGiùDalTram

mercoledì 29 aprile 2015

Autorizzazioni.

Se una frase comincia con "Ho letto su Facebook che...", sei autorizzato a: non credere ad una parola, pensare al tuo merlo indiano con l'otite, ispezionare voracemente ed insistentemente le tue cavità nasali. Correrai forse il rischio di sembrare maniacale, ma tranquillo, il tuo interlocutore sarà troppo preso dal suo racconto per accorgersene.

giovedì 2 aprile 2015

47.

In questi giorni ho frequentato l’argomento. Così ho pensato di aggiornare il mio testamento. Che ho già fatto da un paio d’anni, perché ho alcune richieste bizzarre soprattutto relativamente al mio funerale. Tralascio il resto che ora è firmato in busta chiusa per regalarvi le ultime pensate…di quei regali utili come una manciata di sassi nel serbatoio o una doccia sull’arca di Noè.
Nel tilèt (che mi rifiuto di italianizzare) voglio che si scriva: “Ha fatto quel che ha potuto ed ora è mancata” ANNA OLIVERO. Spesso si legge “Cristianamente è mancato…dopo una vita laboriosa spesa per la famiglia…troppo presto ci ha lasciato…”. Beh io non so quanto presto me ne andrò; in ogni caso non sarà mai né presto né tardi: sarà semplicemente la mia ora. Sul “cristianamente” alzo le mani in segno di resa: ci si prova, ragazzi, ma io in sto sport non sono per nulla una campionessa. Per quello preferirei cavarmela molto più onestamente con un “Abbiate pazienza, ho provato a fare del mio meglio, non so se ci sono riuscita; in ogni caso non è facile far bilanci quando si è rigidi e distesi". Poi scrivete pure nomi e cariche istituzionali di quelli che annunciano la mia dipartita. Ma in fondo voglio il post scriptum: 
“Se tutto va come previsto, non dovrei essere finita in un brutto posto. Vi aspetto, ma fate pure con comodo”.
Inoltre non vorrei che sigillassero con troppe viti la mia bara. Nonna ne aveva 24. Guardate che quando si è lì dentro è difficile che si scappi. E poi, comunque, non si sa mai. Anzi, come dice Silvia: nella bara ci facciamo mettere un cacciavite.
Potendo scegliere gradirei la terra, ma a quel punto della partita credo che la mia opinione sul posto in cui essere collocata venga facilmente scavalcata da quella del becchino di turno.

Sulla lapide vorrei solo nome, cognome e data di nascita. Qualsiasi foto scegliate, non sarà senz’altro di mio gradimento ma non me la sento di impormi anche su questo. La data di morte lasciatela perdere: intanto sono una signora e pensare che la gente faccia i calcoli davanti alla mia tomba anziché dirmi un requiem aeternam, mi scazza enormemente. Poi di fatto chissà dove finirò. Lasciamo solo l’inizio quindi, che chissà nel frattempo dove andrò a cacciarmi e per quanto ne avrò.  

Via col vento.

Nonna Teresa ha aspettato di averli suonati i suoi 102 anni, prima di decidere di andarsene. Perché, non lo diceva, ma era orgogliosa di essere arrivata a quest’età. Più che altro non ci pensava ma non pensava neanche mai di morire. Nel corso della sua esistenza ha visto tanti lutti, di tanti tipi ma lei, stoicamente, teneva il suo posto e si rammaricava se qualche ultrasettantenne dipartiva: “Non era neanche tanto anziano”, commentava in piemontese –madrelingua- dall’alto dei suoi quasi cento. Però Nonna Teresa sapeva bene anche l’italiano perché era molto curiosa e interessata ai fatti del mondo. Ha letto con meticolosità e costanza fino a quando la vista glielo ha permesso Famiglia Cristiana e La Valsusa. Tutte le settimane. Sempre. Poi quando ha smesso di vederci, gliele leggevano Maria e Agostina, le figlie gemelle, quelle che erano nate in due ma nel 1943 fu una bella sorpresa, non di certo anticipata da tante ecografie. Era circondata da un numero piuttosto consistente e variegato di nipoti e pronipoti: 15 in tutto, che con età diverse, studi ed esperienze lavorative differenti passavano a Cà Martinet -dove abitava insieme a Nonno Notu che l’ha già preceduta- e le raccontavano e lei domandava e chiedeva e si interessava con una sempre vivace dialettica. Poi aveva il suo bel carattere. Redarguiva Nonno di continuo: non stancarti, non bere, non fumare, non fare questo ma fai cortesemente e alla svelta quello. Però lo amava come si amavano le coppie di un tempo: forse più razionalmente, senza troppe effusioni ma con fedeltà e costanza, affidandosi quotidianamente ai grani del rosario che negli ultimi anni ascoltava in radio o alla tv a volumi che sfondavano il muro del suono. Nonna è arrivata a 102 anni così, supportata da uno stomaco di ferro, da scarsa vista ma molta lucidità, da pochi baci ma da una sempre fornita scatola di caramelle. Ti abbiamo avuta tanto, non potevamo chiedere di più anche se in alcune situazioni eravamo assolutamente convinti che non te ne saresti andata mai. Invece la decana di Rivera è partita abbandonandosi a una giornata ventosa “che a me piace, perché il vento porta sempre il sole”.