AnnaGiùDalTram

martedì 11 settembre 2018

Il Grande Bluff.


Io non vorrei segare gli entusiasmi delle Rosselle O’Hara che ancora ci credono. Però no, non è (quasi) mai vero niente. Solo che sento il dovere morale di dirvelo. Poi con la bruciante realtà dei fatti ognuno ci farà un po' quel che vuole.
Sto parlando dei complimenti, delle avance, delle smancerie, dei convenevoli, delle lodi e dei salamelecchi che i maschi dicono in preda a fortissimi pruriti al basso al ventre, zona strettamente collegata con il sistema nervoso centrale. E’ la prurigine che detta queste meravigliose parole.
E voi, mie belle papavere, non vorrete mica dirmi che tutte le lotte femministe fatte nel corso della storia siano state vane. Per non parlare delle quote rosa, delle battaglie per l’indipendenza e tutto il gran parlare che si fa sul fatto che gli esseri umani a doppio cromosoma X siano geneticamente più furbi degli XY, ecco, dopo tutto questo, non accetto che vi facciate perculare dalle parole melensi di un maschio col pizzicore. Dai su, dignità ragazze. Potrete sempre accennare un sorriso timido, per far credere al di lui che abbiate preso per oro colato qualsiasi cosa vi abbia detto e che siate pronte per farvi turlupinare ma tranquille, noi sapremo che si tratta solo di compiacimento, di generosa cortesia, quasi di compassione materna.
Vi faccio qualche esempio perché mi rendo conto che senza concretezza potreste pensare di non essere coinvolte in queste vicende. Invece mie belle Anitegaribaldi è capitato e capiterà pure a voi. Sentite queste.


“A me piacciono le ragazze col seno piccolo”, detto a voi che manco con il push-up ripieno di poliuretano espanso riuscite ad arrivare alla terza. Falso. Infatti ora sta con Barbie Chirurgo Plastico.

Se vi dice con sguardo sornione “Mi son sempre piaciute le ragazze coi capelli corti” schermitevi pensando alla moglie del di lui che c’ha due metri di criniera bionda.

Se vi fa i complimenti per le gambette da Muppets che vi ritrovate non stupitevi poi se dopo un po' vedrete che si è fidanzato con una che al posto delle gambe ha due corsie dell'A4 Torino-Milano.  

Se dice che pensare ai vostri occhi non lo fa dormire la notte perché due retine così non le ha mai viste, sappiate che il ragazzo già si trova in fallo perché se nel mondo siamo 7,6 miliardi di persone, di cui circa la metà, dunque 3,8 miliardi sono femmine, se tanto mi dà tanto, di occhi di un colore difficile come il vostro ce ne saranno sicuramente alcune migliaia. Infatti lui nel giro di poco e nel raggio di non troppi chilometri dal vostro naso s’è invaghito di un'altra che su per giù c’ha l’iride gemella della vostra.  

Se vi dice che gli piace toccare un pò di carne sotto i polpastrelli aggiungendo "devo sentire qualcosa, quelle secche non sanno di niente", non credetegli soprattutto se adesso esce con Miss Biafra. 

Se rideva per le facce improponibili che gli facevate era forse solo per compiacervi siccome adesso sta con una che ha la mimica facciale della Gioconda. Bella, per carità, bellissima, però il dinamismo espressivo è un'altra roba. 

Se vi confessava di aver sempre avuto un debole per le fighette radical chic eppure ora frequenta una punkabbestia con dubbio senso estetico e problemi di relazione con l'ordine e la pulizia, beh, nel dubbio, controllate di aver avuto l'antitetanica attiva nel periodo in cui vi siete frequentati.

Se vi diceva che come voi nessuna mai, sappiate che era solo il titolo di un film di Muccino del 99.

Ora, ognuna aggiunga mentalmente la sua personalissima esperienza, poi diamoci un "cinque" virtuale pensando che di fatto siamo state prezioso viatico per aiutare il MisterLobaLoba della situazione a capire qual era veramente il vero amore e fare così la scelta giusta. Eh. Ah, ah. Sì, perchè è vero verissimo amore. Eh già. Ma sicuro. L'amore trionfa sempre. Euh, se trionfa, l'amore. 

Ecco, penso di essere stata sufficientemente esaustiva. Ricordate che siete meravigliose a prescindere dagli entusiasmi facili e infingardi di chi con voi ha giocato al Grande Bluff.

martedì 12 giugno 2018

Chi fa la spia non è figlio di Maria.


Ammetto di avere dei reali problemi con lo spionaggio informatico. Lo so, non si fa, non si deve e se lo si fa perchè si deve, perché si tratta di questioni di vita o di morte (tipo sapere come si vestiva nel 2012 la tipa che fino all’altro ieri usciva con quello là che vi piaceva alle medie e che adesso è diventato inchiavabile) almeno non andrebbe detto. Io invece mi dichiaro, tanto prima o poi lo so che nella foga della ricerca certosina mi partirà un like al ragazzo che piace alla mia amica con cui non è più amica su Instagram mentre invece io sì e lo posso spiare perché ho ricevuto un’investitura per questo compito che manco i Cavalieri della Tavola Rotonda. Credo capiate, anche a causa di questa complessità sintattica, quanto sia faticosa l’attività di stalkeraggio. A volte termino alcune sessioni di spionaggio con le occhiaie, i bulbi oculari iniettati di sangue e la bava alla bocca. Lo ammetto, non ci sono lati positivi in tutto ciò. Al massimo vieni a scoprire cose che avresti preferito non sapere. Ho più o meno sempre idea di dove abbiano passato Natale, Capodanno, Ferragosto e San Valentino, le persone che ho schedato e che monitoro con una certa costanza. Anche se credete di essere super riservati, anche se andate con la vostra paperina a fare climbing estremo in Papua Nuova Guinea, dove ci siete soltanto voi due e quattro Huli Wigman della regione degli altopiani del Sud, beh, sappiate che prima o poi qualcuno violerà la vostra privacy e pubblicherà foto di voi che manco sapevate. E a quel punto io, che monitoro, saprò.
A volte mi ritrovo in locali, per strada, in coda al cinema o al supermercato con gente che, ovviamente, ignora totalmente chi io sia ma di cui conosco gusti culinari, mete vacanziere preferite, squadra del cuore, ex fidanzati in ordine alfabetico, miglior compagno di banco delle elementari. Perché l’attività di stalking (che per brevità chiameremo ADS) ti fa entrare nei meandri delle persone che concedono, volenti o nolenti, spazi della loro vita quotidiana alla mercè del web. E’ terribile, lo so. Ma infatti tendenzialmente fare sta roba mi fa schifo. Però son portata. Eh, c’è niente da fare. Per esempio, prima, in pausa pranzo siamo andate a prendere un caffè con altre due colleghe. A un certo punto passa uno che la mia amica aveva visto di sfuggita un mese fa. E’ bastato uno sguardo d’intesa e ci siamo fiondate all’inseguimento del di lui come tre ninja, seguendolo con lo sguardo da dietro gli occhiali da sole per capire in quali anfratti dei Docks Dora andasse a cacciarsi. E niente, stiamo monitorando la planimetria depositata al catasto per vedere l’esatta posizione in cui potrebbe lavorare. Tra un secondo, già lo so, lo beccheremo su Facebook e il gioco sarà fatto. Ecco, quale gioco? Tendenzialmente lo stalking, passatemi il paragone, è come l’onanismo. Non è che poi ci fai robe, è eccitante di per sé. L’altro giorno ho scoperto quand’è il compleanno di una tizia che puntavo da un po'. Io che non credo ai segni zodiacali ho però appurato che una che mi stesse così sulle palle non potesse essere altro che di quel segno lì, che tanto non vi dirò mai perché come Pollyanna sono buona e gentile con tutti. Euh. Comunque. Comunque quando lo faccio mi sento un po' con l’immondizia al posto del cuore, tanto per citare un noto poeta contemporaneo. Ma anche io a volte lascio in pasto ai curiosi qualche traccia di me. Son generosa, è risaputo. Perché al contrario di quelli che so che si fanno i fatti miei pubblico e lascio che guardiate senza troppe restrizioni. Tanto la mia evoluta ADS fa sì che io sappia perfettamente chi di voi guarda come un voyeur dietro le tendine della finestra della cucina, la dirimpettaia, i miei profili. Cicisbei, bubusettete!

martedì 3 aprile 2018

Le vent nous portera.


Consigli per l'uso: ascoltarlo senza necessariamente guardare le immagini, utili solo per creare il video. Non darsi delle risposte e nemmeno pretendere di leggerle tra le righe perchè non ci sono. Fate come me. Ascoltate la storia e poi, se ne avrete voglia, se ce ne sarà il tempo, se vi garberà, fatevi qualche domanda. E' l'unica cosa che in questi casi si possa fare. 









mercoledì 31 gennaio 2018

Invece, il 2018.

Io i buoni propositi per l’anno nuovo comincio a pensarli verso la fine dell’anno precedente, li dimentico fino ad aprile, mi sovvengono intorno al giorno del mio compleanno, mi attanagliano la coscienza al ritorno dalle vacanze, comincio ad applicarli sporadicamente i giorni dispari di ottobre, poi verso dicembre ne penso di nuovi e via ricominciando. Quest’anno però mi sento in pole position verso il traguardo della pace dei sensi e della coerenza. Dunque siamo a febbraio e voglio cominciare e metterli addirittura nero su bianco per non scordarmeli più. Abbasso l’asticella delle aspettative su me stessa ed escludo dall’elenco:

1) fare sport, perché ho uno spiccato talento nel farmi condurre in modo lascivo dalla mia pigrizia; inoltre sono particolarmente allenata alla fatica emotiva, quella fisica però no, lasciatemi in pace.

2) comprare verdura di stagione, perché anche se mi sono stampata una tabella excel che mese per mese mi dice di quali prodotti beneficiano gli orti nostrani, finisco sempre col prendere dei pomodorini pachino della Spagna a dicembre, delle zucchine dello Sri Lanka a febbraio e dei meloni di Capo Verde per il cenone di Capodanno;

3) mettere i tacchi, perché mi sembra superfluo scomodare Santi e Beati ogni qualvolta incontro un pezzo di porfido;

4) bere tanta acqua d’inverno, perché per la prima ragione dell’elenco di cui sopra, mi scazzo a dover andare in bagno troppe volte: tira su, tira giù, la tazza di una temperatura che sfiora quella del Circolo Polare Artico quando ancora non c’era il surriscaldamento globale, il rotolo che quelli prima non cambiano mai quando finisce. Una fatica titanica insomma.

Così mi sono tarata sulle mie reali esigenze di sopravvivenza e capacità.

Punto 1: Vorrei provare ad evitare di iniziare qualsiasi tipo di proposizione con la parola “minchia”. Sarebbe un bel passo verso una mia riabilitazione nell’universo delle ragazze fini e beneducate, club esclusivo che mi ha estromessa da una quindicina d’anni.

Punto 2: vorrei prendere le distanze in modo pacifico dagli arroganti, egoisti, sotuttoio, facciotuttoio,  sonooberato, sentiamocitraseimesiperchèdevosalvarelaterradallimminentecadutadiunmeteoriteepropriononriescoavenireabereunabirranomancouncaffèmacomefaianoncapireche24orenonmibasterannomaiscusaciaoholestetistasullaltralineatichiamoio, quelli che se non ci fossero loro, che tutti gli altri sono una manica di mentecatti, gli ipocondriaci, quelli che se ti capita qualcosa -qualsiasi cosa- a loro è anche successa ma in modo molto più grave, impattante, catastrofico. Ecco, spero di essere stata esaustiva nell’inquadrare i soggetti. Cari milord dei miei stivali, sono giunta ad una incrollabile conclusione, tollero tutto ad un’unica condizione: che voi salviate vite o siate sotto il fuoco incrociato delle bombe. Se no, no. E io, francamente, di amici, parenti e conoscenti o ibridi che salvino esseri umani quotidianamente in territori di guerra o nei pronto soccorso, non ne conosco. Ergo, se sono sparita, ammesso che abbiate avuto il tempo per potervene rendere conto, vi ho appena spiegato il perché.



Punto 3: con i collerici, fegatosi, iracondi, irascibili, irosi, irritabili e irritanti, rabbiosi, stizzosi, in parole semplici con quelli che sono sempre incazzati e che hanno una propensione a lamentarsi di tutto e di tutti, che cercano la rissa, che fanno congetture apocalittiche anche quando vigono tempi di calma piatta, ecco, con voi invece, mi arrendo ufficialmente. Sono sincera: mi buttate una coltre di negatività addosso che lèvati. Ma non vi lascerò sguazzare nella vostra bile, rimarrò tenacemente al mio posto, permettendo che il vostro ego si sfoghi, sperando che la fatina della leggerezza un giorno non troppo lontano vi colga e vi faccia ammirare la bellezza dello “stare sereni”. Nel frattempo adotterò una tattica infallibile che ho preso in prestito da uno dei miei miti di gioventù che insieme a Walter Veltroni, Avril Lavigne e Papa Giovanni Paolo II mi hanno forgiata in vari settori della vita: il dottor Cox di Scrubs. Anche io, quando mi imbatterò in uno della vostra specie, mi rifugerò nel mio posto felice.