AnnaGiùDalTram

lunedì 28 luglio 2014

Le serate Materassi.

Alzi la mano chi non ha mai dovuto partecipare a una “serata materassi”. Se non avete ancora avuto l’occasione, lasciate il vostro numero di telefono tra i commenti qui sotto, così la prossima volta che mi chiamano un sabato pomeriggio di giugno per sapere se alla sera ho voglia di chiudermi tra le pareti dell’associazione degli amici delle campane della cappella di San Pancrazio, per assistere all’ennesima presentazione del materasso miracoloso, faccio un bel trasferimento di chiamata. Sul vostro cellulare. Perché ragazzi, certe esperienze nella vita, si condividono. Mi chiedo perché ci siano rogne che capitano sempre agli stessi.

Vi racconto come funziona, per voi che magari siete ignari. Ci sono aziende che si occupano della realizzazione di prodotti, i più gettonati e rinomati sono i materassi, i quali però non hanno un canale di vendita in negozio, bensì si fanno invitare dalle varie associazioni dei paesi che hanno il compito di riunire un certo numero di coppie; queste devono ascoltare la presentazione del prodotto e, cosa auspicabile, comprarlo. In cambio si riceve un bonus in cash che, di sti tempi, fa sempre gola. Così parte la spasmodica ricerca di coniugi -o surrogati- sacrificali che abbiano voglia di pupparsi la serata per raggiungere il quorum necessario al fine di ottenere i soldi promessi dall’azienda. Numero minimo di coppie: 25. Sulla totalità c’è anche qualcuno che poi compra il prodigioso materasso in schiuma di lattice estratto da papaveracee di origine protetta o il cuscino che neutralizza i dolori cervicali o le doghe che alzi e abbassi con il telecomando come in un valzer in posizione orizzontale. Il problema però, sta proprio nel trovarle, ste coppie. Ci sono mogli che piuttosto di andare ad una di queste serate rinunciano agli alimenti; mariti che fanno i turni di pulizia nell’ufficio del capo pur di non arrivare a casa in tempo e poter evitare la sciagurata serata. Così capita che arrivati all’appuntamento, di solito nella sede dell’associazione che ha organizzato il tutto, parta il toto coppie. Ho visto abbinamenti degni degli esperimenti della Roslin Institute –dove hanno clonato la Dolly, solo per dire- io sono stata più volte abbinata a ultrasessantenni, a quindicenni e a donne. Tra omosessualità e illegalità ho pure dovuto fare da cavia per provare la comodità del materasso. Vi spiego. Per far sì che tutto il pubblico lo possa ammirare nella sua bellezza, di solito il rappresentante piazza doghe e materasso su un tavolo. Poi chiede a uno sfigato a caso del pubblico di fare da tester. A me è ovviamente capitato due volte. “Prego salga, si stenda, si accomodi, si giri, prima di lato, poi a pancia in giù, poi supina, poi prona…”. Ou.

Comunque ve lo assicuro, sti materassi sono meravigliosi. Tutte le coppie presenti arrivano ad un certo punto apicale della serata in cui farebbero carte false pur di averlo. Poi ti dicono il prezzo e ritorni a pensare che quei due assi di compensato che hai sotto la schiena la notte, siano tanto salutari.

Io, che mediamente alla mia vita non faccio mai mancare esperienze forti, ho fatto anche la serata sui depuratori d’acqua e sugli antifurti. La cosa interessante di quest’ultima è che l’Aib che l’aveva organizzata, per circuire il maggior numero di partecipanti, aveva pensato di aprire la serata con un giro pizza a 5 euro. Il tentativo di fuga subito dopo essermi riempita la pancia però, non è andato a buon fine. Fatto sta che ho dovuto assistere a una manfrina dai toni piuttosto apocalittici. Il rappresentante in questione, prima di proporci il prodotto, ci ha fatto vedere dei video in cui ladri senza scrupoli si intrufolavano di notte nelle camere dei bambini, rapinatori in passamontagna aggredivano donne inermi, furfanti a piede libero svaligiavano la casa dagli affetti più cari, e giù di dati con cifre allarmanti sui furti in appartamento. Una roba da trauma piscologico immediato. C’era gente che mentre sto qui parlava chiamava i vicini di casa per sapere se avevano visto movimenti sospetti; altri, li ho visto benissimo, si toccavano ripetutamente nei punti nevralgici contro la scalogna. Al termine della presentazione del miglior antifurto mai concepito, il rappresentante passava tra le coppie e chiedeva che tipo di casa avessero, se fossero poi così certi che fosse sicura o che mentre loro stessero lì non ci fosse già una banda armata che gli stava facendo la festa; se sapessero che non basta vivere in un appartamento al 62esimo piano, per poter stare tranquilli.

Morale della favola: io l’antifurto non l’ho comprato, in compenso la pizza che avevo tanto apprezzato mi è andata di traverso. Sono tornata a casa col fiatone. E ho pensato che solo con un materasso riempito con fieno aromatico delle valli cuneesi, avrei dormito sonni tranquilli. 

giovedì 10 luglio 2014

Se l'afa è affar mio.


“Piove di nuovo?”, “Ma non è possibile!”, “Dimmi te se deve piovere d’estate”, “Sembra autunno”, “Ah, non ci sono più le stagioni di una volta”, “Appena piove, qui, fa disastri”.


Ehi, psssst, psssst. Dico a te che stai leggendo. Vieni, avvicinati allo schermo del pc, dello smartphone, dell’ipad o di qualsiasi diavolo di aggeggio tu abbia tra le mani. Devo dirti un segreto ma sottovoce perché è una di quelle cose che è meglio non divulgare troppo. Hai mai sentito parlare di surriscaldamento globale? Shhhhhhh! Per dinci! Che ci scoprono! E’ quel fenomeno per cui la temperatura media terrestre è aumentata di 1 grado negli ultimi anni, i ghiacciai si sciolgono, gli oceani evaporano, aumentano le inondazioni e ci sono perturbazioni più anomale e violente. Lo so, lo so che è una roba da nerd di climatologia. Che il motivo per cui piove due ore e tira giù le piante e scoperchia i tombini è solo perché Marte è in congiunzione con Urano o perché al Padre eterno piace che la terra diventi una piscina dentro cui sguazzarci i piedi d’estate. Lo so. Non troviamo sempre e per forza dei motivi plausibili alle cose, suvvia. Infatti, come ben vedete al Tg non ne parlano mai. Tipo, un mesetto fa c’è stata un’inondazione terribile in un posto sperduto, nella zona cinese, se non ricordo male. Ebbene, l’annunciatrice al Tg2, aria contrita, ha preso a dire: “sono 50 le vittime di questo improvviso fenomeno ma c’è una notizia positiva: dopo due giorni i soccorritori hanno ritrovato un cagnolino rimasto sepolto dalle macerie della casa colpita in cui viveva”. Sì. Ok. Yuppidu. Sparo un minicicciolo in salotto per celebrare la morte definitiva del giornalismo, mi rammarico per quei 50 poveretti a cui sono stati riservati 4 secondi nel servizio totale e poi mi chiedo perché non si abbia mai voglia di dire la verità. 
Ve lo dico io allora perché viene giù come se non ci fosse un domani. 
Perché abbiamo tutti una macchina e spesso la usiamo per fare due isolati: da casa, alla palestra dove ci mettiamo a fare fatiche inumane correndo sul tapis-roulant; dal posto di lavoro alla banca, che dista un isolato e che è uno di quei luoghi pubblici in cui d’estate ci sono 7 gradi e devi entrare col pile se non vuoi che ti si congeli il mocciolo del naso e d’inverno 42, per cui da quest’anno all’ingresso degli uffici pubblici sarà possibile trovare delle comodissime infradito da infilare durante le ore di attesa agli sportelli. 
Piove così tanto perché provare un t-shirt nel camerino di un negozio equivale a farsi un bagno turco all’hammam, tanto si suda. E poi perché è pieno di luci, ovunque, sempre accese, sempre a palla. 
Piove così tanto perché il frigorifero è pieno, la tv accesa, il computer connesso. Perennemente. 
Piove perché ci piace la sensazione di camminare scalzi a gennaio col riscaldamento a pavimento che sembra di stare su una spiaggia tropicale. Per cui vedi gente che in bikini saltella dalla cucina al bagno per non scottarsi i piedi, tanto tiene alte le temperature. 
Poi però a volte capiamo i nostri errori: non tanto perché il clima è insostenibile ma perché il portafogli piange. E allora facciamo un investimento, merito anche degli strabilianti incentivi statali: mettiamo i pannelli solari. Mettere i pannelli solari sul tetto di casa equivale ad espiare tutte le proprie colpe: vuoi investire la tua vicina di casa che non sopporti? Vuoi rubare le Fiesta alla Coop? Lo puoi fare, perché tanto tu ormai sei così bravo ad aver messo il pannello solare che tutto ti è perdonato. Poi lo Stato a me fa riderissimo, perché ti fa la detrazione per questi interventi ma non ti dice che se ne potrebbero fare tanti e tanti ma tanti altri, gratis o poco più, e spesso più efficaci. Ma poi, Stato, devi essere sincero, ce lo devi dire perché fai il figo con sta storia del fotovoltaico; non sarà mica per ripulirti la coscienza usando il trattato il Kyoto come una salvietta umidificata di quelle che si usano per il sederino dei bimbi? E per evitare così di pagare troppe multe per non aver fatto manco l'ombra di quello che ti veniva richiesto?! Stato, lo sai che noi siamo un po’ tonterelli, ce lo devi spiegare se ci stiamo fottendo tutte le risorse, se ci stiamo rovinando con le nostre stesse mani, se dobbiamo correre ai ripari un po’ alla svelta prima che anche qui da noi arrivi un Katrina che si porti via il Colosseo, la Mole e la Torre di Pisa. Di Venezia non parliamone neanche, quelli di sti tempi se non sono invasi dall’acqua, sono sommersi dalla merda. Ma questo è un altro discorso.


Ah giusto per la cronaca, sto weekend piove di nuovo. Che fate? Pensate di ricominciare la manfrina del “si stava meglio quando si stava peggio”? O molto più banalmente, spegniamo l’aria condizionata?! Non sembra, ma fa. 

giovedì 3 luglio 2014

Altro giro, altro regalo.

Ah le giostre! Il tir dei fratelli Moglia o chi per essi che quando arrivava scaricava oltre alla pista degli autoscontri, anche un po’ di marmocchi che per un breve periodo finivano smistati nelle nostre classi. Molti di noi hanno avuto un giostraio vicino di banco per almeno un paio di settimane. Alcuni, vedendo arrivare la carovana, andavano ad aiutare a scaricare e si guadagnavano manciate di gettoni per tirarsela poi con gli amici. Gli altri invece, dovevano elemosinare un po’ di spiccioli dai genitori che però, durante la festa patronale, diventavano miracolosamente più accondiscendenti. Alle giostre si poteva addirittura andare di sera, il che era una trasgressione non indifferente. Le ragazze stavano ore davanti allo specchio per prepararsi e si conciavano come se il tipo che faceva girare gli autoscontri fosse Enzo Mirigliani. I maschi non si lavavano, come da routine, ma si sparavano litri di Malizia Uomo sotto le ascelle, mettevano il cappellino con la visiera che era diventata una specie di tubo di scolo ed erano pronti per la loro serata da leoni.
Non sono cambiate molte cose dai miei tempi. L’ho appurato l’altra sera andando alle giostre in piazza della Repubblica alla Chiusa che è ancora uno di quei posti in cui quando c’è la festa patronale, arriva il carrozzone.
Le ragazze continuano a considerare quell’evento come un rito iniziatico per poter trovare marito. Dedicano sempre alcune ore allo specchio prima di uscire ma la differenza, rispetto al passato, è che lo fanno come se il tipo che fa girare gli autoscontri sia buonanima di Riccardo Schicchi. Non so se cogliete la differenza di approccio. I maschi continuano ad avere alcuni problemi di idrofobia ma in compenso trascorrono lo stesso quantitativo di ore delle ragazze davanti allo specchio. Il cappellino c’è sempre, girato un po’ di sbieco ma con la visiera dritta, piatta, che conferisce immediatamente un’aria garula. Non avete mai notato? E' una roba che pure se se lo mettesse Renato Dulbecco correrebbe il rischio di una revoca immediata del Premio Nobel. Va beh.
I ragazzi che stanno davanti al pungiball invece, ce li avete presenti? Di default sono tamarri ma tamarri di paese, quindi un po’ barotti e non possono far nulla per ovviare a questo stile che emerge prepotentemente. Hanno spesso i pantaloni mimetici, una t-shirt attillata e il borsello a tracolla nel quale mettono i soldini che nonna gli ha dato per farsi un giro alle giostre. Quelli più magrini e sfigatini stanno in disparte e fanno il tifo per il peso massimo del loro gruppo che crede che basti pesare come una vacca di Pratobotrile per potersi cimentare in questa disciplina. Mediamente i maschi che passano le ore davanti al pungiball rimangono tamarri anche superati i 40.

C’è una cosa però che è vertiginosamente cambiata: i prezzi. Un giro di calci-in-culo, alias giostra a catene, 1.50 . Vuoi saltare sul tappeto elastico? 5 minuti, 5 €. Se invece sfidi gli amici sugli autoscontri spendi come minimo 10 euro per fare 4 giri. In compenso il giorno dopo sembri la Pimpa, solo che le macchie sul corpo sono violacee tendenti al verde. Poi aggiungici 2.50 € per calpestamento di suolo giostraio e 3 milioni e 3 (come direbbe Razzi) per poter esplicare la funzione biologica di scambio dei gas fra organismo e ambiente esterno, con assorbimento dell'ossigeno ed emissione del biossido di carbonio. Ovvero, per respirare. Il tutto, te lo dice la moglie/figlia/sorella –la differenza tra i tre ruoli è sottilissima- del capo giostre che con aria scazzata ti comunica quanto fa con lo stesso tono di voce che si adopererebbe per parlare col vicino di poltrona al Regio durante la morte di Violetta nella Traviata. Al che tu educatamente, richiedi, quanto? Visto che a un palmo da te c’è un subwoofer che sfonda il muro del suono sparando un brano di Toni H. Si ripropone la stessa scena e arrendendoti le allunghi un dieci euro; lei ti lancia tre gettoni fluo, ma è inutile rimanere con il mento che poggia sul bancone del camion adibito a cassa, aspettando del resto. Lei, masticando un Big Babol con la stessa grazia di un ruminante, ha già ripreso a limarsi le unghie fucsia, in attesa della prossima festa patronale.