AnnaGiùDalTram

martedì 9 agosto 2016

Rifugiati, ultimo modello.

Premettiamo subito una cosa: non sono razzista, ma…Nel mio paese da un anno e mezzo ci sono 50 africani, giovani, prestanti. Insomma, diciamocelo, braccia rubate alla manodopera. Che se solo stessero nel loro paese sai quanto lavoro potrebbero fare. Invece, scappano. E vengono a rubarlo a noi, il lavoro. Ma questo è un altro discorso. Sono rimasta basita di fronte al loro abbigliamento, sempre alla moda, sempre firmato. Per non parlare dei cellulari, che io me lo sognerei l’ultimo modello Huawei. Ebbene, questi ragazzi, che -diciamolo pure, poltriscono tutto il giorno- il giovedì pomeriggio se la spassano al campetto sintetico nuovo di pacca. E giocano a pallone senza sosta. Ho addirittura sentito dire che con la nuova gestione del centro sportivo, sono stati sfrattati nel campo su erba vera accanto e qualcuno si sarebbe pure lamentato dicendo che a calcio, su un terreno da arare non ci avrebbe mai giocato! Ma robe dell’altro mondo. Che poi fossero scalzi, come si vive giù, dalle loro parti, invece hanno magliette tecniche firmate e ai piedi l’ultimo modello di Puma dai colori sgargianti e dalla griffe bella in vista. Capito come li usano i nostri soldi?!  E’ una vergogna!

Ora, se anche tu sei un “non-sono-razzista-ma”, metti il tuo bel pollicione fiero all’insù. Se invece sei di quelli che “un-momento-fatemi-capire”, non prostrarti al potere degli emoticons e prosegui la lettura.

“Amici, vi devo raccontare una cosa: mi è successa una tra-ge-dia”. Sbigottimento, stupore: che diamine sarà mai capitato adesso! “Un calciatore mi ha regalato delle scarpe vere”. Ah! Ma allora non è una tragedia, è una figata pazzesca! Racconta bene. “Sabato, ero a Torino, in giro per il centro con un mio amico. Entriamo in un negozio della Nike, bellissimo. Guardo tutte le scarpe da calcio perché sai quelle verdi e blu che mi avevi dato” Sì, seconda mano ma ben tenute. “Ecco, quelle le usavamo in tre però adesso si sono aperte in punta. E allora sognavo davanti a queste belle scarpe nuove ma costavano tantissimo, pensa 60 euro! A un certo punto ne vedo un paio, gialle, di marca, le prendo in mano e a voce alta, in italiano, dico Mamma mia quanto costano. Dietro di me si avvicina uno e sento che dice ti piacciono? E io, senza quasi girarmi gli rispondo Sì ma…le compriamo poi un’altra volta. Lui continua e fa se le vuoi te le compro io. Allora mi sono girato e l’ho guardato stupito, volevo chiedergli se era matto e gli ho detto no no grazie. Pensavo mi stesse prendendo in giro. Invece ha continuato, provale! Ed è rimasto in piedi, alle mie spalle, mentre me le mettevo ai piedi. Lo vedevo dallo specchio, era da solo, forse aveva un amico che lo aspettava fuori.
Il 43, perfette. Mi dice, prendile, andiamo alla cassa. Io in quel momento ho perso le parole, sai quando non riesci neanche a dire grazie. Alla cassa c’era una cesta di calze, anche quelle professionali, mi chiede, giochi a pallone, le usi? E io annuivo, sempre muto. Quelle calze costavano come… ahhh non so quante paia ne compro con quei soldi al mercato. Ha dato tutto alla cassiera, le ha passato la carta. Lei gliel’ha restituita ed è uscito dal negozio senza più voltarsi. Non ha neanche preso lo scontrino. La cassiera mi guarda e mi dice lo conosci? E io no! E’ un calciatore famoso. Mi ha messo le scarpe e le calze in una busta e sono uscito per cercarlo, per ringraziarlo ma non c’era più, era sparito. Non ho avuto neanche le parole per raccontare al mio amico cosa mi era successo.
Adesso ho queste scarpe bellissime e penso anche che sabato era il mio compleanno e non ci posso veramente credere: non ho mai avuto niente di più bello. Solo che non ho il coraggio di metterle; ogni tanto, a casa, apro la scatola e le guardo”. Ehi ma hai gli occhi lucidi! “Sì, se ne parlo mi emoziono troppo”. Vabbè ma adesso cerchiamo di capire chi è sto giocatore, forse troviamo il modo per scrivergli e ringraziarlo. Era nero? Magari ha pensato, toh guarda, un fratello meno fortunato di me, gli faccio un regalo. “No no bianco, italiano”. Beh, se la cassiera ti ha detto che era famoso, sarà stato o del Toro o della Juve. Guardiamo le facce su internet e cerchiamolo.
Passiamo in rassegna, in rigoroso ordine di fedeltà, la rosa del Torino ma niente, non c’è. “Aveva pochi capelli, qui, sulla fronte”. E, vabbò, guardiamo gli italiani juventini, non sono poi così tanti. Tempo zero lo individuiamo. “Sì, è proprio lui”. Accetto con una vena di fastidio il fatto che sia a strisce poi penso “chapeau”. 80 euro di roba a lui non fanno né caldo né freddo ma nessuno gli ha chiesto di farlo, tanto meno senza ricevere applausi.

Adesso le metterai per giocare? “Non so: come farò a dire ai miei fratelli che me le hanno regalate? Loro lo sanno che non ho i soldi per comprarmele e potrebbero essere gelosi”. Beh potrebbe andarti peggio con gli italiani che guardandoti con disprezzo i piedi diranno che gli africani non c'hanno i soldi per vivere ma per giocare a pallone con l’ultimo modello della Puma sì. Vaglielo a raccontare che uno dei loro beniamini che tifavano in nazionale poche settimane fa, a cui avevano affidato tutti i loro sogni di gloria, ti ha fatto sto regalo. Ah, a proposito, ma adesso che non avete più il campo sintetico? “Giochiamo nell’altro vicino, l’erba è perfetta, la tagliamo noi tutte le settimane. E’ bellissimo”.