I primi due film che ho visto al
cinema nel 2019 sono stati Mary Poppins e I Moschettieri del Re. Mary Poppins nella
versione originale del ’64 era il mio film dell’infanzia; all’epoca chiesi a
mia madre il permesso di potermi iscrivere a “Tele Mike” per rispondere a
domande impossibili sul film, tanto lo conoscevo a memoria. Mary Poppins è
“praticamente perfetta sotto ogni aspetto” e ci assomigliamo molto. Non per
questo motivo, per altri. Mary Poppins è una saccente del cazzo, anche un po’
acida, sebbene abbia molti pretendenti e tutto sommato non se la passi così male. Ama
tantissimo stare con bambini non suoi per un tempo circoscritto e determinato. Ha parenti con
evidenti disturbi mentali, si commuove ma odia piangere in pubblico, ha un
ombrello parlante a forma di pappagallo. No, io questo non ce l’ho ma lo vorrei
tantissimo. Il film è carino e neanche così incomparabile col primo. Mi ha
fatto tornare a quando piazzavo la seggiolina gialla in mezzo alla cucina,
infilavo il pigiamone rosa di pile e mettevo la cassetta nel video
registratore. Voto amarcord: 4 stelle. Poi ho visto i Moschettieri del Re. La
sensazione che ne ho avuto a fine proiezione è stata: “Sarebbe stato un film
geniale se avessimo potuto girarlo fino a giugno; però hanno voluto che
uscissimo a Natale”. Ecco, tanto per farvi capire. Voto: 1 stella. Però Favino
è meraviglioso. Impeccabile anche in un film che, più che altro, sembrava, a più riprese, un coito interrotto. Voto alla
sua interpretazione: 5 stelle. Credo quasi con certezza che le battute che
facevano più ridere fossero sue improvvisazioni. Azzeccatissima anche la scelta
musicale con il pezzo di Celentano che dà il titolo a questo post e che vi invito
immediatamente a mettere in cuffia perché mentre sto scrivendo ce l’ho e
sarebbe una bella corrispondenza di amorosi sensi se lo ascoltassimo tutti. Toh, vi lascio anche il link per comodità.
Il 2018 è stato un anno pazzesco.
Ho fatto delle cose fighissime. Ho anche perso il lavoro e dopo 15 anni di
onorata carriera nel mondo del giornalismo, con una parentesi incidentale in
quello della scuola, sto inviando cv per fare la stagione come cameriera a
Formentera. Mi rimbalzano tutti perché non ho esperienza ed è un vero peccato
perché ai pranzi degli Alpini ho sempre servito cavandomela egregiamente.
Tant’è. Ma un po’ lo sapevo che l'anno appena trascorso sarebbe andato bene, perché il 18 è il mio
numero preferito e poi vado abbastanza forte negli anni pari. Infatti temo il
2019 ma Paolo Fox mi ha rassicurato. Pare che per il mio segno zodiacale, da
maggio, succedano cambiamenti elettrizzanti. Credo che esista un amore che duri
tutta la vita, quindi posso anche permettermi di credere a Paolo Fox.
Ho un amico immaginario alto 1.90
per 100 kg, senza capelli. Discutiamo animatamente da tre anni, soprattutto
quando mi faccio la doccia, mi lavo i denti e sono in macchina. Il problema di
base è che lui non capisce una minchia. Però sogno che un giorno si
materializzi, diventi carne ed ossa e mi dica: “Dai, fino a qui ho scherzato. Adesso basta”.
Diffidate di chi, pur dicendo di amarvi, lascia che andiate in giro con tutti quei punti neri in faccia.
Diffidate di chi, pur dicendo di amarvi, lascia che andiate in giro con tutti quei punti neri in faccia.
Ho deciso che nel 2019 mi regalerò
esperienze bizzarre. Infatti il primo venerdì dell'anno sono andata al Le Roi, in via Stradella a Torino. E’ stato come
entrare in un’altra epoca. Intorno a me nessuno che non avesse la pensione da almeno due lustri. Ero in una balera progettata negli anni ’60 da
Mollino; una sala da ballo con un’architettura decadente e affascinante. Coi camerieri in papillon dell’età degli avventori che servivano ai
tavoli. I signori che venivano al divanetto, dandomi del lei, per chiedermi se
volevo ballare. La pausa tra un genere musicale e l’altro, più per evitare
arresti cardiaci in pista che altro, credo. Nessuno che smanettasse col cellulare,
nessuno che sembrasse grottesco. Ho ballato anche io nel "dance time" e ho
raccattato sorrisi di approvazione perché quanto a scioltezza e in confronto ai signori presenti, sembravo Raffaella Carrà
agli albori della carriera. Entrata alle 21.30, uscita a mezzanotte quando di
solito a vent’anni non avevamo neanche ancora deciso cosa fare. Bellissimo.
Poi
mi sono data anche alle esperienze culinarie forti. Astenersi vegani,
schizzinosi, femminucce. Ho mangiato il buel culè. Il nome è evocativo anche
per i non autoctoni; in caso contrario ricordatevi che Google risponde a
qualsiasi quesito. Buonissimo, sale, olio e pepe. E bon. Per essere solo il 5
gennaio potrei davvero avere un 2019 intenso....ma allora Paolo Fox ha ragione!