AnnaGiùDalTram

mercoledì 31 gennaio 2018

Invece, il 2018.

Io i buoni propositi per l’anno nuovo comincio a pensarli verso la fine dell’anno precedente, li dimentico fino ad aprile, mi sovvengono intorno al giorno del mio compleanno, mi attanagliano la coscienza al ritorno dalle vacanze, comincio ad applicarli sporadicamente i giorni dispari di ottobre, poi verso dicembre ne penso di nuovi e via ricominciando. Quest’anno però mi sento in pole position verso il traguardo della pace dei sensi e della coerenza. Dunque siamo a febbraio e voglio cominciare e metterli addirittura nero su bianco per non scordarmeli più. Abbasso l’asticella delle aspettative su me stessa ed escludo dall’elenco:

1) fare sport, perché ho uno spiccato talento nel farmi condurre in modo lascivo dalla mia pigrizia; inoltre sono particolarmente allenata alla fatica emotiva, quella fisica però no, lasciatemi in pace.

2) comprare verdura di stagione, perché anche se mi sono stampata una tabella excel che mese per mese mi dice di quali prodotti beneficiano gli orti nostrani, finisco sempre col prendere dei pomodorini pachino della Spagna a dicembre, delle zucchine dello Sri Lanka a febbraio e dei meloni di Capo Verde per il cenone di Capodanno;

3) mettere i tacchi, perché mi sembra superfluo scomodare Santi e Beati ogni qualvolta incontro un pezzo di porfido;

4) bere tanta acqua d’inverno, perché per la prima ragione dell’elenco di cui sopra, mi scazzo a dover andare in bagno troppe volte: tira su, tira giù, la tazza di una temperatura che sfiora quella del Circolo Polare Artico quando ancora non c’era il surriscaldamento globale, il rotolo che quelli prima non cambiano mai quando finisce. Una fatica titanica insomma.

Così mi sono tarata sulle mie reali esigenze di sopravvivenza e capacità.

Punto 1: Vorrei provare ad evitare di iniziare qualsiasi tipo di proposizione con la parola “minchia”. Sarebbe un bel passo verso una mia riabilitazione nell’universo delle ragazze fini e beneducate, club esclusivo che mi ha estromessa da una quindicina d’anni.

Punto 2: vorrei prendere le distanze in modo pacifico dagli arroganti, egoisti, sotuttoio, facciotuttoio,  sonooberato, sentiamocitraseimesiperchèdevosalvarelaterradallimminentecadutadiunmeteoriteepropriononriescoavenireabereunabirranomancouncaffèmacomefaianoncapireche24orenonmibasterannomaiscusaciaoholestetistasullaltralineatichiamoio, quelli che se non ci fossero loro, che tutti gli altri sono una manica di mentecatti, gli ipocondriaci, quelli che se ti capita qualcosa -qualsiasi cosa- a loro è anche successa ma in modo molto più grave, impattante, catastrofico. Ecco, spero di essere stata esaustiva nell’inquadrare i soggetti. Cari milord dei miei stivali, sono giunta ad una incrollabile conclusione, tollero tutto ad un’unica condizione: che voi salviate vite o siate sotto il fuoco incrociato delle bombe. Se no, no. E io, francamente, di amici, parenti e conoscenti o ibridi che salvino esseri umani quotidianamente in territori di guerra o nei pronto soccorso, non ne conosco. Ergo, se sono sparita, ammesso che abbiate avuto il tempo per potervene rendere conto, vi ho appena spiegato il perché.



Punto 3: con i collerici, fegatosi, iracondi, irascibili, irosi, irritabili e irritanti, rabbiosi, stizzosi, in parole semplici con quelli che sono sempre incazzati e che hanno una propensione a lamentarsi di tutto e di tutti, che cercano la rissa, che fanno congetture apocalittiche anche quando vigono tempi di calma piatta, ecco, con voi invece, mi arrendo ufficialmente. Sono sincera: mi buttate una coltre di negatività addosso che lèvati. Ma non vi lascerò sguazzare nella vostra bile, rimarrò tenacemente al mio posto, permettendo che il vostro ego si sfoghi, sperando che la fatina della leggerezza un giorno non troppo lontano vi colga e vi faccia ammirare la bellezza dello “stare sereni”. Nel frattempo adotterò una tattica infallibile che ho preso in prestito da uno dei miei miti di gioventù che insieme a Walter Veltroni, Avril Lavigne e Papa Giovanni Paolo II mi hanno forgiata in vari settori della vita: il dottor Cox di Scrubs. Anche io, quando mi imbatterò in uno della vostra specie, mi rifugerò nel mio posto felice.