AnnaGiùDalTram

martedì 11 aprile 2017

Impara l’arte e mettila da parte.

artista s. m. e f. [dal lat. mediev. artista «maestro d’arte»] (pl. m. -i). – 1. Chi esercita una delle belle arti (spec. le arti figurative, o anche la musica e la poesia): gli a. del Rinascimento; gli a. della scuola romana. Come termine di classificazione professionale e dell’uso com., anche chi svolge attività nel campo dello spettacolo (teatro, cinema, ecc.): a. lirico; a. di varietà; gli a. della radio, della televisione; i camerini degli a.; ingresso riservato agli artisti. Il termine implica spesso un giudizio di valore ed è allora attribuito a chi nell’arte professata ha raggiunto l’eccellenza: è un vero a., un grande a., un a. di genio.

Partiamo dalle definizioni. A qualcosa dovremmo pur appellarci in questo mondo di labilità e incertezze. Perché mi sono già imbattuta un po' troppo spesso rispetto al limite tollerabile, in persone che fanno uso improprio della parola di cui sopra. Cosa ben più grave: rivolgendosi a loro stesse. Ecco che dunque, occorre fare un po' di chiarezza, cari miei bei pifferai da palcoscenico, affabulatori da sagra della pigna, soubrette da inaugurazione della Pro Loco e istrioni del teatrino parrocchiale. Perché incrociare i vostri occhi pieni di entusiasmo e un po' meno di guizzo e sentirsi dire “Piacere, io faccio l’artista”, beh, obiettivamente, fa raggranellare la braccia come se mi fossi iniettata miglio decorticato sottopelle. Intanto, se tu sei un artista, magari lo lasciamo decidere alle folle, tra una sessantina d’anni, quando sarai orizzontale sotto un cipresso? A meno che tu non abbia già orde di ammiratori che comprano i cd con qualsiasi tuo vagito, che si appendano anche sui soffitti le tue opere d’arte, che usino i tuoi versi in rima per conquistare amate glaciali, non definirti artista. Perché perdi già l’80% di credibilità.
Vi racconto un paio di episodi per dovere di cronaca. Qualche mese fa esco per un aperitivo con una collega che deve presentare due suoi amici ad un’altra collega single. (Non ho mai capito se in questi casi mi chiamino perché sono di compagnia o solo perché ho una certa famigliarità con l’alcol. Credo la seconda comunque). Ma non divaghiamo. Ebbene, arriviamo al locale e i due mister Loba Loba erano già al tavolino. Il primo dei quali con un wiskhy in mano (sì, vi ricordate bene, ho detto che eravamo usciti per un aperitivo) e mescendolo come un lord irlandese ci racconta cosa fa nella vita esordendo così: “Io sono un artista”. Eccolo. Se avevo dei dubbi ne ho ricevuto conferma. E dunque che faresti di preciso per essere definito tale? “Il falegname. Ma faccio tutto io dalla progettazione alla realizzazione”. Allora, dì che sei un falegname, per dinci. Non è mica un disonore! Guarda che la parola “artigiano” non è ancora stata bandita dal buon costume. Comunque. Per la cronaca, la mia collega e Pietro Piffetti non si sono mai più rivisti.
Il secondo lo becco l’altra sera, ad un evento. Fa il cantante, che è la parola giusta. Cioè, dopo aver fatto il militare, il centralinista, l’animatore, l’impiegato, ha capito che gli piace cantare e vuol vivere di quello. Ma Vivagesùmmaria, fai benissimo e ti auguro lunga vita gorgheggiante. Ma non mi dici “Stasera presentami tu, perché sai, (il perchèsai tra l’altro mi irrita una roba che non si spiega) io sono anche bravo a fare l’intrattenitore e potrei farlo per ore, ma stasera sono stato invitato in qualità di artista e quindi non posso anche introdurmi”. Al che penso: “Luigi Tenco redivivo, Diocenescampieliberi”. Anche perché poi sento che ha la necessità di dire ad ognuno degli organizzatori della serata che lui era “l’artista”. Ora, non mettiamo neanche in discussione i testi e le melodie che hai cantato e nemmeno l’impianto audio che faceva concorrenza al “Cantatu”. Anzi, scusami, perché forse non ti ho presentato così bene. Ma lo scazzo che mi ha attanagliato era avvinghiato a me come un koala sull’eucalipto. Non mi permetterei mai di dire alcunchè sulla qualità. Ma sulla quantità sì, è un dato oggettivo. Perché quando al microfono ho annunciato che erano in vendita i tuoi Cd e, presa da spirito corporativo ho detto al pubblico che così avrebbe avuto il piacere di ascoltare i due successi proposti durante la serata più molti altri e tu mi hai fatto no con la testolina, mostrando due con le ditina, allora lì ho capito che ero stata gabbata dalla tua stratosferica prosopopea. Cioè fammi capire. Tu hai scritto due-canzoni-due, con tanto di rime baciate quanto meno azzardate e me l’hai menata tutta la sera che sei un artista? Ascoltami bene. Anche io cantavo la domenica a messa nel coro della chiesa ed ero pure intonata; pensa che facevo anche le commedie in piemontese nel teatrino di Almese. Ma mi limitavo ai plausi delle perpetue e dei miei vicini di casa, non millantavo certo doti artistiche, non ero né una vocalist né un’attrice!
Bon. Poi effettivamente penso che io sto qua, un po' rancorosa, a scrivere di te che nella beata inconsapevolezza che ti contraddistingue, sei stato capace di ritagliarti degli spazietti. Guarda, per sta volta ti salvo. Non ti scaricherò mai su iTunes ma ammirerò coraggio, intraprendenza e autostima che senz’altro ti porteranno su altri palchi. E pazienza se saranno quelli della festa patronale di Poirino o del carnevale di Carmagnola. Tu sarai lì e senza vergogna annunciandoti dirai: è arrivato l’artista, in vendita i Cd!


mercoledì 5 aprile 2017

Ta-ta-tabù.


Ragazze, io ve lo dico. Anzi, no. Facciamo una breve premessa altrimenti si scatena l’ufficio stampa dei luoghi comuni e non ne usciamo vivi. Ciò che salverà il mondo sarà senz’altro la varietà. Che a volte va di pari passo con la libertà di esprimersi nei modi più disparati, creativi, congeniali, estrosi possibili ed inimmaginabili. Su questo siamo tuttissimi d’accordo, nasconda la testa sotto la sabbia chi la pensa diversamente, lasciandoci solo il piacere di conversare col proprio posteriore che senz’altro avrà più argomenti. Però, cari miei giovanotti, esiste anche quell’altro tipo di libertà, un po' bizzarra e démodé, che prevede di far notare quando il limite si sia oltrepassato, quando da quella creatività, congenialità ed estrosità vi siete lasciate prendere un po' troppo la mano.

Ecco. Quindi ora sono libera di dirvelo, ragazze: basta con ste labbra siliconate, gonfiate, strapazzate, superdotate. Perché, e ve lo dico francamente, il rischio che correte è solo ed unicamente quello di riproporre l’omino liquirizia delle caramelle Tabù di beata memoria.



Che poi sta moda ha attanagliato proprio tutte: bionde, more, lisce, ricce, alte, basse, visi tondi, visi larghi, visi oblunghi. E prevalentemente due categorie di femmine: quelle coi soldi, fighe. Quindi, converrete con me, che se già Madre Natura è stata munifica con voi (magari lesinando su altri aspetti ma abbiamo detto che non sta a noi giudicare) facendovi decisamente più carine della media, ma perché dovete iniettarvi saccate di acido ialuronico per sembrare poi il materassino che avevo al mare? Guardate che poi quella roba lì si ammoscia, ne sarete schiave per sempre, non si può mica mettere una toppa con l’attak come facevo, per l’appunto, col mio materassino gonfiabile che puntualmente bucavo, strisciandolo sulle pietre laviche delle spiagge libere che frequentavo da infante. Inoltre il rischio è che, essendo in tante ad aver avuto st’idea luminare (bionde, more, lisce, ricce, alte, basse, visi tondi, visi larghi, visi oblunghi), vi assomiglierete tutte. Ilary Blasi, per esempio, fighissima, sta prendendo una pericolosissima deriva verso la Daniela, consorte dell’indimenticato Mike Bongiorno. A Nina Moric manca il biondo per essere confusa con Donatella Versace. Poi mi date anche nome, cognome, indirizzo della mamma e numero di targa di quei cicisbei di maschi omega (che per chi non lo sapesse sta al capo opposto dell’alfa) che vi hanno detto che con sti salamini beretta sulla bocca siete più attraenti. Perché vanno puniti. Severamente.

Zompettando un po' su internet si trovano addirittura gli esercizi da fare metodicamente, ogni giorno che sorge il sole, per farsi venire labbra carnose. Molti di quegli esercizi ho provato a farli in ufficio davanti al pc ma i miei colleghi han chiamato la protezione animali. Tipo questo, che è uno dei più semplici. Leggete:

“Vuoi labbra più carnose? Allora allenale! Esistono tanti tipi di esercizi per ingrandire le labbra, uno di questi parte proprio dalla famosa duck face: disponi le labbra come se stessi per dare un bacio e mantieni questa posizione per 10 secondi dopodiché torna alla posizione normale. Continua così per 10 volte al giorno ogni giorno e vedrai che a distanza di qualche settimana le tue labbra saranno più grandi e voluminose”.

E niente, ragazze. Non state a perder tempo, ve lo dico io. Il comune denominatore di sti esercizi è uno solo: trovatevi un bel macho latino che zampilli fuego y pasion da ogni poro e limonateci duro il più a lungo possibile. L’effetto dovrebbe essere ugualmente garantito, con automatiche iniezioni di autostima che di sti tempi fan bene un po' per tutto e senz’altro meglio dello ialuronico. Così facendo, pare che poi ci sia anche la risposta al cruccio che vi tormenta la mattina davanti allo specchio: sì, tranquille, siete fighe. Comunque. Anzi, no. Di più.