Bond. James Bond. Fassino. Piero Fassino. Sì
ok, non che il paragone regga tantissimo. Ma James Bond non rideva mai. E manco
Piero. 007 aveva sempre il completo coordinato in giacca e cravatta. Come
credete che si vesta al mattino Fassino per andare a Palazzo di Città a fare
casini col bilancio? Uguale! Mi direte che James Bond però aveva un fascino
altisonante e una schiera di donne che facevano la fila per poter essere le sue
amanti. Vi confido un segreto. Voci di popolo dicono che il sex appeal di Piero
non abbia nulla da invidiare a quello del famoso agente segreto. Anche se sotto
gli occhi ha due borse con dentro la spesa settimanale di una famiglia di 5?
Anche se quando lo vedi da lontano sembra che sia un copri abiti dotato di
mobilità? Anche se ha il naso direttamente proporzionale al suo metro e 92 per
rimanere in equilibrio? Sì, cari miei, pare proprio sia così la faccenda. Bond
nasce in Scozia e Fassino ad Avigliana. Bond raggiunge risultati eccellenti in
ambito sportivo; Fassino milita nelle giovanili della Juventus, mantenendo quello stile tipico della gobba, che sfoggia non appena gli nominano la parola “Filadelfia”, cosa che di solito
lo porta a reazioni convulse e possedute. Si dice che quando Fassino promise i
soldi per il rifacimento dello stadio, scese le scale dei palazzi comunali come
la bambina dell’Esorcista. James Bond parla perfettamente francese, tedesco e
anche inglese. Francese e tedesco non lo so. Ma l’inglese lo parla pure Piero.
Beccatevi questa e poi non ditemi che sparo scemenze a vanvera.
Ora, levatevi quel sorrisino
dalla faccia. Perché io, che ho studiato inglese solo al liceo con la
professoressa -stimabilissima- che purtroppo per lei non aveva avuto il dono
del fonema R, che mi ha fatto uscire dalle orecchie i Daffodils di William
Wordswhort (sì, sì, lo so che state provando a pronunciarlo con la R di cui
sopra, malefici!) e che non è riuscita -per mia negligenza- a farmi appassionare
a questa lingua, davanti a una telecamera non mi ci metterei mai a parlare in
inglese. Neanche con il copione scritto. Piero invece, del quale non condivido
mai tuttissime le scelte che fa, si è però messo in gioco. Dice che Torino è “a
rial factori taun” come lo direbbe Pino Milenr, di Telecupole. Però si sbatte e
ci mette la faccia. Parpigna un po’ con gli occhi per farsi forza e giù di british english
in piemontesis way. Adesso Piero, devi
fare un video mentre ti accendi una Lucky Strike e con aria affascinante ci
dici che imparare l’inglese non è mai troppo tardi anche se la nostra sola
lingua di riferimento fosse il patois.
Veri tèrribol.
RispondiEliminaommisignur! Inascoltabile...
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