AnnaGiùDalTram

mercoledì 12 febbraio 2014

Fiato alle trombe.

Avvertenze. Questo post non è adatto a schizofrenici presunti, strombettatori compulsivi, aizzatori di folle con fare tamarro. No. Voi no. Hic et nunc, ci vogliamo prendere una pausa, lontano dal caos, dai clacson e dalla gente agitata. Lo spunto mi viene dalle immagini che sui giornali e sul web descrivevano lo sciopero che il 5 febbraio ha mandato in tilt la metropolitana londinese. 




Guardateli. Sono in fila per due. Ordinati. Mani in tasca. Mi piace perché lì in mezzo ci saranno il manager e la badante, il broker e la colf. Ma nessuno prevarica sugli altri. Se sono lì, hanno un motivo valido per esserci e per aver bisogno di prendere la metro, allo stesso modo di tutti gli altri. Hanno lo sguardo paziente di chi sa che se è stato indetto uno sciopero, non è che si possa far molto se non aspettare. Se Romano Prodi decidesse fantasmagoricamente di ricandidarsi, io gli suggerirei quest’immagine per la sua campagna elettorale. Mi vien quasi da pensare a questo post a bassa voce. Non che voglia tessere le lodi dei londinesi, ci mancherebbe. Vorrei però appendere per le orecchie allo stendibiancheria tutte queste categorie di persone che vado elencando: quelli che non è ancora scattato il verde e già suonano. Quelli che tagliano le file, in posta come ai musei vaticani e quando glielo fai notare o cadono dal pero o si scocciano, pure! I politici che nelle conferenze di partito urlano nel microfono un po’ per fomentare l’applauso, un po’ per dar credito alle nullità che stanno dicendo. Le mamme che per sgridare il bambino che piange a squarciagola in un luogo pubblico, solitamente urlano frasi prese dal metodo teorico della signorina Rottenmeier per dimostrare al mondo la loro autorevolezza. Al termine di ciò, solitamente, il bambino sbraita più forte di prima. Quelli che quando c’è coda in tangenziale passano nella corsia di emergenza. Quelli che mentre tu parli e magari sei pure un po’ contrito nel tuo argomentare, ti interrompono con un consiglio non richiesto che, quasi sempre, prende spunto dalla loro vita che è, quasi sempre, un modello da imitare. Quelli che in sala d’aspetto dal medico raccontano tutta la loro anamnesi famigliare, dalla varicella del nipote di terzo grado, al dettaglio della loro ultima rettoscopia.  Quelli che in attesa ai botteghini dello stadio vedono che di fronte a te ci sono altre seimila persone ma decidono comunque di spingere. Quelli che sui mezzi pubblici ti fissano. Quelli che tengono la suoneria con la Cavalcata delle Valchirie che sfonda il muro del suono. I logorroici; gli inservienti, consulenti e negozianti che trattano male i clienti. Quelli che hanno la macchina ribassata, con la marmitta appositamente sfondata e Gigi D’Alessio a palla. I vecchi che ce l’hanno sempre con i giovani, i giovani che si lamentano dei vecchi. I cani dei vicini. Quelli del piano di sopra, la serranda del negozio di sotto. E infine quelli che dai blog scrivono e pontificano su tutto e su tutti. Ops... 


2 commenti:

  1. Dopo aver letto il post volevo scrivere un commento al contenuto, ma mentre sto ascoltando l'audio tutto passa in secondo piano rispetto a quella "O" larghissima e apertissima come solo un piemontese nel suo ambiente naturale sa produrre e che io, povero piemontesino bello (?) solo soletto in mezzo a tanta gente che parla dialetti mai sentiti alle Grange e dintorni non sono proprio più abituato a sentire e tanto meno a vocalizzare. La mia parlata è ormai un'insalata mista di frammenti raccolti in almeno una decina di regioni italiane. Meno male che un certo blog d'ora in poi verrà in mio soccorso ricordandomi la purezza delle mie origini fonetiche con un piemontesissimo "fiato alle trOOOmbe"... ;-)

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  2. Pensa Matteo, che ho fatto 2 corsi di dizione e seminari vari e affini. Ma qui lascio andare E e O come ho sempre fatto nella vita quotidiana e sempre farò!

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