AnnaGiùDalTram

venerdì 15 dicembre 2017

Il balletto che non mi aspetto.

Mia mamma fa gli anni il 14 agosto lamentandosi del fatto che il giorno del suo compleanno non ci sia quasi mai nessuno dei suoi figli in circolazione. Spiace scontentarla, però nascere la vigilia di Ferragosto non agevola certo le reunion famigliari. E infatti i regali arrivano un po' scaglionati in altri periodi dell’anno. Per esempio mio papà le ha regalato un biglietto al Regio per il 5 dicembre. Meglio, ho suggerito a mio padre di farle quel regalo perché di norma è un pensiero che apprezza tantissimo. Così per non perdere questa proficua tradizione e in cambio della buona idea suggerita, ha pagato il biglietto pure a me. In realtà non era per magnanimità, piuttosto che sorbirsi l’opera avrebbe addirittura chiesto il favore a Freddy Krueger. 
Detto questo, dopo le esperienze del passato in cui, nell’ordine, mi sono addormentata al prologo del Simon Boccanegra, ho faticato a comprendere le vicende amorose del Conte d’Almaviva e Rosina nel Barbiere di Siviglia, e sono morta con Violetta e la sua tisi sul canapè, ho proposto a mia madre un diversivo: il balletto. Siamo andate alla prima data dello Schiaccianoci. Ho stampato anche la scheda di sala per leggermi la trama e capire che cosa andassi a vedere. Beh, ascoltatemi, non fatelo. E’ assolutamente inutile. Le trame di questi spettacoli sono più ingarbugliate, incomprensibili, inafferrabili di quanto fisiologicamente succeda alla sinistra italiana tutte le volte che si avvicinano le elezioni. Per cui vi consiglio di godervi lo spettacolo senza farvi troppe domande. Perché di questo si è trattato: una delizia, dall’inizio alla fine, di quelle che ti fanno tenere lo sguardo fisso, che quasi ti dimentichi di sbattere le palpebre mentre tieni la bocca leggermente aperta con fare ebete. Roba che da questo stato di estasi mista a trance ti desti soltanto perché avendo la stessa gamba accavallata sull’altra da un’ora e tre quarti, ti si attiva lo stimolo nocicettivo (ragazzi, manco io sapevo cosa fosse, ho fatto una ricerca, fatela pure voi così si potrà dire che i miei post sono anche educativi) che ti fa capire che è ora di agire se non vuoi rimanere paralizzato così per sempre. 
Ve lo dico senza troppi giri di parole: è stato meraviglioso. Non mi ha mai colto un solo istante di noia. La trama a quel punto era proprio secondaria. Scenografie, coreografie, musiche e grazia mi hanno letteralmente colpita. 
Con l'inconsistente vacuità cerebrale che mi contraddistingue, vorrei soffermarmi con voi sui ballerini. Cominciamo dalle donzelle. Su quelle punte volavano, letteralmente, e dalla platea scorgevi sempre il sorriso sul loro volto nonostante sia piuttosto convinta che piantare l’alluce per due ore di fila in un grumo di gesso non sia propriamente esaltante come esperienza. Ad un certo punto ho seriamente pensato che le ballerine, nel loro quotidiano, non parlassero, ma al limite squittissero o cinguettassero. Perché alla leggiadria che emanano muovendosi non credo possa essere associato nulla di urlato, volgare o sgraziato. Lasciatemelo credere. Per due ore mi hanno descritto cosa sia la femminilità - una dote che difficilmente riesco a scorgere guardandomi allo specchio- accarezzando con le loro coreografie il parquet del palco, sulle note di una magistrale orchestra. 


Poi c’erano loro, i ballerini. Perdonatemi la divagazione sull’etoile che interpretava lo Schiaccianoci. Ad un certo punto è uscito da una scatola con un paio di collant rossi che segnavano muscoli dei quali ignoravo l’esistenza anatomica. Aveva ovviamente il sospensorio che comunque, per quanto mendace, fa sempre aguzzare l’occhio e ti lascia con una piacevole illusione. Io non credo di aver mai visto una struttura muscolare così armonica e ben definita. Certo, lui spiccava ma tendenzialmente erano tutti così, anche i ballerini di bassa statura erano ben proporzionati. Lo dico con cognizione di causa sebbene ammetta di aver indugiato a lungo e prevalentemente poco più giù delle loro zone lombari. Da quelle parti erano tutti cittadini onorari di Carrara. Spero cogliate. E quindi, per concludere, volevo dirvi che è stata una vera delizia per i nostri occhi e per le nostre orecchie. Mia mamma era così serena e compiaciuta che anche i rimbrotti, i rimproveri, le rotture, gli sfrantumamenti, i trituramenti ai quali mi sottopone metodicamente, parevano più dolci, quasi gradevoli. 
Dai papi, che tra poco è Natale…  

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