AnnaGiùDalTram

venerdì 4 agosto 2017

Parsimonia, spese di spedizione incluse.

Questa cosa della carta prepagata dev’essermi sfuggita di mano. La mia coscienza -che di solito è silente sulle questioni importanti della vita ma sulle puttanate sbraita come l’altoparlante del “signoreèarrivatolarrotino” - mi ha sempre impedito di dotarmi di carta di credito. Di fatto non è che ne avessi così bisogno. Da quando son provvista di conto personale, bonifici, contanti e bancomat hanno svolto egregiamente il loro sporco lavoro. Solo che poi dei geni del male hanno cominciato a spingere sta storia dell’e-commerce. Così in panciolle, comodamente stravaccata sulla sedia rotante dell’ufficio, con un dito nel naso e l’altro sul mouse, sono diventata click compulsiva. Pur di comprare cose ho tentato di accalappiarmi un falchetto da riporto che mandasse i miei soldini al destinatario. Poi ho ritenuto che convivere con un uccello appollaiato sulla scrivania pronto alla bisogna, fosse un tantino impegnativo. E comunque non rientrava tra le opzioni di pagamento dei vari ticketone del caso. Capite bene che non potevo fare altrimenti. Ho ceduto e sì, mi son fatta la prepagata. Che già solo a dirlo -“prepagata”- ti senti un po' un mix tra Mario Draghi e Paris Hilton, perché ti sembra di aver risolto tutti i tuoi problemi di macroeconomia che sostanzialmente coincidono con la possibilità di farsi un paio nuovo di scarpe col tacco che non metterai mai.

Prendo appuntamento in banca e alla seconda domanda l’impiegata mi chiede che lavoro faccio. Cerco di stare sul vago ma le parole “giornalista” e “Reteconomy” fanno credere all’ignara bancaria di avere di fronte Ignazio Visco; invece sono una che fatica addirittura a gestire la propria economia domestica. Comincia a parlarmi usando termini che per me si avvicinavano al kazako ma voglio rassicurarvi: ho costantemente finto una certa competenza, mi sono messa un po' di sbieco come si siede la Lilli Gruber quando conduce “Otto e mezzo”, socchiudevo gli occhi come se ragionassi su tabelle excel mentali e annuivo. Sempre. Alla fine della fiera l’unica cosa che ho capito è che ogni volta che ricarico la scheda gli devo lasciare 1 euro di obolo. Così ho sin da subito pensato che fosse opportuno buttarci sopra un bel po' di grano in modo da non doverne regalare uno alla banca ogni tre per due. Male, malissimo. Avere una disponibilità cospicua sulla carta prepagata ti dà un senso di onnipotenza mica da ridere. E giù di spese. Ora, per correttezza con il lettore, sincerità e autodenuncia pubblica vi dirò come ho dilapidato il mio patrimonio.

Tanto per cominciare ho comprato dei libri, per darmi un tono. Solo che seguendo su Instagram le mogli dei giocatori del Toro -che mi pare un metodo subdolo ma furbo per stalkerizzare gli stessi- ho visto che tutte pubblicizzavano quella che sembrava la rivelazione letteraria dell’estate. Al che ho pensato “Faccio un esperimento antropologico per dimostrare che le suddette non sono tutte fighe-senza-cervello, leggono e leggendo hanno anche la capacità di giudicare un testo affermando con sicurezza che è la storia della vita”. Morale: beate voi che siete fighe. Perché io no e manco intelligente a questo punto, se pensavo che un libro che si intitola “#Formentera14” potesse essere un cult.

Poi ho comprato il vetrino temperato per il mio vetusto iphone 4. Non è stato facile trovarlo perché voi, che siete sul pezzo, mi insegnate che di iphone nel frattempo ne hanno fatti altri diciotto e dunque reperire un accessorio per una roba che anche a Cupertino hanno messo nell’indifferenziata, non è così semplice. Ma su Amzon c’era, c’è tutto tuttissimo su Amazon. Morale: mi è arrivato un vetrino, ma proprio quello che usano gli ingegneri elettronici quando devono sostituire lo schermo andato in frantumi.

Con la prepagata ho poi deciso di comprare dei biglietti aerei. Perché è il viaggio che conta, non la meta. Davanti a me non si prospettano mesi particolarmente rosei. Così con la mia amica Elena ci siam dette “Sai che c’è? All’indomani del 31 ottobre partiamo e ce ne andiamo in ferie, a sfregio”. Abbiamo visto che i primi di novembre costava pochissimo andare a Londra. Click, biglietti presi! Solo per darvi conto del lasso di tempo entro il quale ci siamo fatte venire lancinanti sensi di colpa, alle 13.20 abbiamo fatto l’acquisto su Ryanair, alle 14.30 dopo la pausa pranzo eravamo in live chat con la compagnia per chiedere di disdire perché poi “Londra è carissima, noi non c’abbiamo una lira”, “se mia madre sa che vado nella città a maggior rischio attentati mi mura viva in cantina”, “io Londra l’ho già vista e tu pure” e “sai che freddo maledetto?”, “per non parlare della Brexit, quelli gli italiani li odiano”. Morale: alle 14.40, con sovrattassa, eravamo già dirottate su un volo Caselle-Malta, quanto meno ci sciacqueremo i piedi nel Mediterraneo.


Poi però con la prepagata ho fatto un acquisto meraviglioso che rimandavo da troppo tempo e che quest’anno mi sono regalata: l’abbonamento allo stadio. Con le spese di commissione per prenderlo su internet andavo direttamente da un rivenditore autorizzato a Molfetta e spendevo meno. Con la prepagata ho anche fatto delle spese per il mio benessere fisico. Nell’ordine ho comprato delle pastigliette con la griffonia che pare faccia miracoli contro la depressione e l’abbassamento dell’umore. Per ora il risultato è che ho perennemente sonno e sfanculo chiunque mi capiti a tiro. Poi un beverone di succo puro di aloe. Dovrebbe garantirmi di fermare l’invecchiamento precoce che al momento si è attanagliato nella zona perioculare, tenermi lontano da malanni di ogni genere, mosche, zanzare e pappataci, nonché contribuire alla vitalità delle mie cellule cerebrali che, contrariamente a quanto potreste pensare, avendo letto fino a qui, stanno benissimo. Nel caso le cose dovessero improvvisamente peggiorare, potrò comunque regalarmi due sedute da uno specialista. Le ho appena viste su Groupon, giuro. Le prendo con la prepagata. Si compra un po' tutto, anche un manuale di deontologia professionale, volendo. Ma questo è un altro discorso.

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